Intelligenza artificiale: la “guerra” dei brevetti che fanno gola a tutti

In un’epoca dove la corsa all’hi-tech conta più di ogni cosa tutte le potenze mondiali stanziano ingenti capitali per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie di ultima generazione e di intelligenza artificiale.

Venerdì 15 Febbraio 2019
Simone Di Sabatino

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intelligenza artificiale

Come vi immaginereste il mondo tra 10 anni? Probabilmente non troppo dissimile da quello che viviamo oggi, d’altronde stiamo parlando di un lasso di tempo relativamente breve e sebbene la tecnologia, anno dopo anno, compia passi da gigante non potrà evolversi così in fretta. Eppure con ogni probabilità nel prossimo decennio (per non parlare dei prossimi 20 – 30 anni) saremo testimoni di cambiamenti epocali, rivoluzioni tecnologiche che cambieranno drasticamente – ancora una volta – la nostra quotidianità.
Se già oggi disponiamo di collegamenti ultra veloci, dispositivi di intelligenza artificiale e computer in grado di fare praticamente quasi ogni cosa, alla fine degli anni ‘20 la situazione potrebbe essere ancora più futuristica, è proprio il caso di dirlo. Tutto sarà sempre più veloce (le comunicazioni, il mercato, l’industria) , gli abitanti del pianeta aumenteranno fino a 8 miliardi, saranno sempre più longevi grazie alla medicina e alla scienza, e verranno fatte scoperte sensazionali.
Provate a immaginare nel 2009 come si svolgeva la vostra giornata tipo, che cellulare o smartphone avevate in tasca o che computer e software utilizzavate. Sembra preistoria vero? Ecco, la stessa cosa accadrà più o meno nel 2029, vivremo una sorta di vita 3.0.


Intelligenza artificiale e la corsa agli investimenti

Da qualche anno a questa parte le maggiori potenze mondiali (oltre alle imprese private) stanno investendo sempre maggiori capitali nei reparti di Ricerca&Sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questo settore riveste e rivestirà un ruolo di primaria importanza in diversi reparti industriali: dalle auto a guida autonoma ai robot (domestici e industriali), dalle macchine per le diagnosi precoci sulle malattie a quelle che svolgeranno calcoli iper complessi, per non parlare dell’enorme sfera di applicazione dell’AI all’interno degli apparati militari e statali. Per tutte queste ragioni si tratta di un mercato che fa gola a molti e che, secondo PwC, incrementerà il PIL mondiale di 15,7 trilioni di dollari entro il 2030, perciò tutti cercano di accaparrarsi una considerevole fetta della torta. L’intelligenza artificiale infatti apporterà miglioramenti per la società, per l’economia e, ovviamente, per gli stati. Con tutta probabilità si assisterà ad una sorta di nuova “corsa allo spazio”, stavolta però con più superpotenze a darsi battaglia. Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70 a dominare il panorama mondiale erano Stati Uniti e Unione Sovietica, oggi invece ci sono anche la Cina, l’Unione Europea e gli stati arabi, sebbene i ruoli principali, almeno per il momento, sono interpretati da Stati Uniti e Cina. Tutte le maggiori potenze mondiali (e non solo) hanno così stilato un piano di investimenti per essere le protagoniste del settore AI.
Lo scorso aprile l’Unione Europea ha diffuso un report nel quale si parla di investimenti di 20 miliardi di euro tra il 2018 e il 2020 (derivanti sia dal settore pubblico che da quello privato). La Germania, come ha affermato la cancelliera Angela Merkel, vuole contrastare l’ascesa della Cina diventando uno dei maggiori competitor ma finora il governo tedesco non si è impegnato ad investire capitali. La Gran Bretagna ha invece assicurato un piano di investimenti interno di oltre 180 miliardi di euro, frutto di una collaborazione tra settore privato e statale. Il governo inglese vuole costruire un “incubatore tecnologico” di AI per 26 miliardi di euro e svolgere un ruolo attivo nella ricerca finanziando 1.000 dottorati che si occupano di intelligenza artificiale nelle università più prestigiose del paese come Oxford e Cambridge. Sebbene la Gran Bretagna non disponga delle risorse messe in campo da Cina e Stati Uniti la House of Lords ha spiegato che l’obiettivo è quello di specializzarsi in alcune aree specifiche dell’AI, come la questione etica, per guadagnare un vantaggio strategico. La Russia è molto sensibile all’argomento intelligenza artificiale: il presidente Vladimir Putin ha affermato che chi riuscirà a diventare il leader del settore sarà capace di “guidare il mondo”, per tale ragione ha provveduto a lanciare un piano di investimenti di 11 miliardi di euro all’anno. La Francia, dal canto suo, spenderà 1,5 miliardi di euro nella ricerca fino al 2022, con un particolare focus sui dati, mentre il Canada, uno dei primi paesi ad uscire allo scoperto sul tema, ha sottoscritto un piano di investimenti di 110 miliardi di dollari ribadendo l’importanza di ingenti investimenti futuri per poter competere a livello globale.

Le policy e i problemi etici

Un aspetto da tenere in alta considerazione è quello delle policy. Se il progetto di sviluppo mondiale delle AI è ormai estremamente chiaro, meno limpida è invece la questione etica. Chi ci assicura che l’AI sarà implementata secondo principi morali e senza pregiudizi? E in che modo la società ne potrà beneficiare? Diversi stati stanno affrontando tali questioni ma ognuno di essi ha un differente approccio alla materia. Se da una parte gli Emirati Arabi Uniti sono stati i primi a creare il Ministero dell’Intelligenza Artificiale (con l’obiettivo di utilizzare l’AI per migliorare l’apparato statale), dall’altra c’è la Cina che ha già sviluppato un enorme piano di investimenti per diventare la leader del settore entro il 2030 senza però specificare nulla sulla questione morale. Dal canto suo la Commissione Europea raccomanda ai suoi Stati membri di aumentare gli investimenti pubblici e privati nell’AI, cercando una policy comune nel rispetto reciproco mentre Russia e Israele non hanno ancora una chiara strategia nazionale. Insomma c’è ancora un alone di mistero riguardo un mercato che di sicuro,  tra non molto, andrà a dettare legge. Sappiamo inoltre che grosse aziende private come Google, Apple e Amazon, in collaborazione con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, stanno tracciando la linea di sviluppo e investendo sempre maggiori capitali. Potrebbe anche crearsi l’opportunità per organizzare una grande collaborazione tra più stati ma l’ipotesi, almeno per ora, è da considerarsi remota.

La disputa tra Stati Uniti e Cina

Sono gli Stati Uniti gli attuali leader mondiali nell’AI ma la loro supremazia è stata messa seriamente in discussione dalla Cina. Pechino infatti ha già varato un piano di investimenti che ammonta a 1 trilione di dollari per diventare, nel 2030, il leader mondiale dell’AI superando il Paese di Zio Sam. Negli ultimi anni infatti la Cina ha fatto massicci investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologia AI e nel 2017 il Paese asiatico ha superato gli Stati Uniti in termini di investimenti nel settore privato mentre il 2018 ha visto un complessivo riequilibrio della situazione. Il gap è però ancora forte a livello statale ma di questo passo la Cina potrà salire sul gradino del mondo nei prossimi 10 anni: “Stimiamo che la spesa totale per i sistemi di intelligenza artificiale in Cina nel 2017 sia stata di 12 miliardi di dollari. Stimiamo inoltre che questa crescerà fino ad almeno 70 miliardi di dollari entro il 2020” ha affermato VeraLinn Jamieson, generale dell’aeronautica degli Stati Uniti d’America. Solo tra il 2012 e il 2017 gli investitori privati hanno elargito 4,5 miliardi di dollari in oltre 200 compagnie cinesi di AI mentre lo scorso aprile Ali Baba ha firmato uno dei contratti di venture capital più importanti del settore con 600 milioni di dollari investiti su SenseTime, una startup cinese che si occupa di riconoscimento facciale e che oggi viene valutata tra i 3,5 e i 4,5 miliardi di dollari.
Visto che gli Stati Uniti stanno vedendo a rischio la loro leadership in un settore chiave per il futuro il presidente Donald Trump, proprio qualche giorno fa, ha firmato l’”American AI Initiative”, un decreto federale che stabilisce massicci investimenti nel settore AI. Il presidente repubblicano vuole infatti che “tutte le grandi invenzioni legate all’AI siano fatte negli Stati Uniti” e non in Asia. Si tratta di una sfida per nulla velata alla Cina, che oggi detiene diversi brevetti piuttosto importanti.


Fonti

https://www.ft.com/content/8620933a-e0c5-11e8-a6e5-792428919cee
https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2019-02-12/trump-firma-decreto-sviluppare-l-intelligenza-artificiale-made-usa-080645.shtml?uuid=ABZgw7SB
https://www.forbes.com/sites/steveandriole/2018/11/09/artificial-intelligence-china-and-the-us-how-the-us-is-losing-the-technology-war/#9f3707161957
https://www.cnbc.com/2018/05/04/china-aims-to-steal-us-a-i-crown-and-not-even-trade-war-will-stop-it.html
https://www.weforum.org/agenda/2018/09/learning-from-one-another-a-look-at-national-ai-policy-frameworks/
https://qz.com/1264673/ai-is-the-new-space-race-heres-what-the-biggest-countries-are-doing/
https://www.technologyreview.com/s/612874/the-real-reason-america-is-scared-of-huawei-internet-connected-everything/amp/

 


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