Robot al servizio della Telemedicina: IIT presenta il progetto LHF-Connect

LHF-Connect è il progetto tutto italiano che mette a disposizione delle strutture sanitarie le istruzioni per la costruzione di un robot di telepresenza, guidato tramite un software sviluppato da un team di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) in collaborazione con l’Università di Pisa.

Giovedì 30 Aprile 2020
Mirko Malgieri

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Digital Health

Un robot per supportare il personale sanitario nel monitoraggio dei pazienti affetti da Covid-19 e, allo stesso tempo, per consentire a questi ultimi di restare connessi da remoto con famiglie e amici, alleviando così i lunghi periodi di degenza.

Parliamo di LHF-Connect, un progetto tutto italiano che mette a disposizione delle strutture sanitarie le istruzioni per la costruzione di un robot di telepresenza guidato da un software realizzato da un team di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) in collaborazione con l’Università di Pisa.

Un progetto, interamente open source, che dimostra ancora una volta il valore che l’innovazione in tutte le sue forme può trasmettere alla ricerca scientifica e alla collettività. 

I tre robot ad oggi assemblati sono in fase di testing e già operativi nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP) a Cisanello (Pisa), nel Nuovo Ospedale Apuano della Azienda USL Toscana Nordovest e nel Centro Polivalente Anziani Asfarm di Induno Olona (Va). Sono stati testati anche in reparti Covid, in terapia intensiva e sub-intensiva. 

I dispositivi hanno permesso di fornire assistenza, di trasportare medicinali e soprattutto di monitorare da remoto i pazienti ricoverati positivi al Covid-19, evitando quindi contatti con il personale sanitario e il rischio di un potenziale contagio. Stesse facilitazioni anche per i consulti a distanza con i medici: l’impiego della telemedicina anche in questo caso non solo ha dimostrato di poter ridurre i rischi sanitari legati ad un incontro ravvicinato, ma ha anche abbattuto l’impiego di risorse (soprattutto in termini di tempo e denaro) solitamente necessario per un consulto medico “tradizionale”.

Benefici sanitari ed economici, dunque, ma anche psicologici e sociali per i degenti: l’impiego dei robot ha permesso infatti ai pazienti di potersi “riavvicinare” ad amici e parenti attraverso le videochiamate.
 

Come funziona il robot?

LHF-Connect è costituito da una base mobile realizzata modificando un aspirapolvere robotico, da un piedistallo e da un tablet. Il robot è dotato di AI ed è supervisionato grazie al software sviluppato dal team IIT e dall’Università di Pisa: per permettergli di raggiungere anche i pazienti ricoverati in isolamento, il robot è comunque controllato a distanza da ricercatori o operatori sanitari. Il prossimo step, in quest’ottica, sarà quello di formare dei volontari per renderli del tutto autonomi nella gestione del dispositivo.

Il progetto è open source e il software, condiviso e messo a disposizione gratuitamente dai ricercatori dell’IIT, potrà così essere aggiornato con nuove funzionalità dalla comunità
di esperti che vorranno impiegarlo o studiarlo. Parlando in termini di costi, poi, per assemblare i componenti dell’hardware è invece stimata una spesa totale di circa 1.000€

Questo spiega anche l’origine del nome del progetto: LHF è l’acronimo “Low Hanging Fruits” cioè dai frutti della ricerca robotica avanzata che, grazie anche ad una spesa
contenuta, oggi possono avere un’applicazione immediata e su larga scala. A contribuire al progetto anche iRobot, azienda proprietaria di un robot aspirapolvere
molto diffuso, che ha dato accesso alle proprie librerie software.

“Abbiamo parlato con medici e personale sanitario e abbiamo scoperto che non c’era bisogno di ‘rocket science’ per essere veramente utili in questo momento di emergenza” ha spiegato il prof. Antonio Bicchi, ricercatore di IIT e presidente di I-Rim. “Ci hanno detto che un semplice robot di telepresenza sarebbe stato di grande aiuto per gli operatori e per i ricoverati, che rimangono isolati per settimane senza contatti con le proprie famiglie”. LHF-Connect è di grande utilità nella situazione emergenziale ma “le potenzialità del progetto, tuttavia, si potranno sviluppare oltre i confini di questa fase e saranno utilissime per disegnare una assistenza sanitaria molto più improntata sull’uso della telemedicina” continua Bicchi.

“Stiamo già lavorando alla cosiddetta ‘ripartenza’ in accordo con le indicazioni regionali e queste potenzialità offerte dal dispositivo, in particolare sulla telemedicina/teleconsulto, sono interessanti e meritano quindi di essere testate”. ha sottolineato Silvia Briani, direttore generale dell’Aoup. Esprime soddisfazione anche il Rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella: “Un progetto concreto che dà un contributo sostanziale nella gestione di questa emergenza che coinvolge ogni ambito della nostra vita, compreso quello affettivo. Ma che soprattutto richiede nuove modalità di intervento in campo assistenziale e medico”.

Tutte le informazioni relative al progetto sono disponibili sulla piattaforma TechForCare e sul sito www.lhfconnect.net, dove si trovano anche i disegni, il software e le istruzioni per chiunque voglia replicare il dispositivo.


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