Intervista a Manuel Castells: l’innovazione digitale e l'impatto dell'AI sulla società

Il professor Manuel Castells condivide con la community del WMF la sua prospettiva riguardo l’evoluzione della società dell'informazione e l'impatto che l’intelligenza artificiale sta avendo nella nostra vita quotidiana.

Giovedì 11 Maggio 2023
Leonardo Galasso

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Innovazione digitale Innovazione Sociale

Il professor Manuel Castells, rinomato sociologo e studioso della società dell'informazione, il 15 giugno sarà ospite del We Make Future, dove terrà un talk in apertura della tre giorni. Nell’attesa di incontrarlo sul Mainstage del WMF abbiamo discusso con lui riguardo gli sviluppi dell’innovazione digitale e l’impatto dei nuovi tool e software di intelligenza artificiale.

Durante l'intervista esclusiva condotta da Cosmano Lombardo, Founder e CEO di Search-On Media Group e ideatore del WMF, il professor Castells ha condiviso le sue riflessioni su ciò che ha ispirato il suo lavoro, sull'evoluzione della società e l'impatto della tecnologia sulla cultura e sull'identità.

Il professor Castells ha sottolineato l’importanza dell’insegnamento a Berkeley e il suo coinvolgimento diretto nella Silicon Valley per l’elaborazione delle sue teorie. La sua analisi sulla trasformazione della struttura sociale verso una "Network Society" nasce dalla necessità di mettere ordine e comprendere la rapida trasformazione tecnologica degli ultimi 30 anni, inizialmente sfuggita all’analisi delle scienze sociali tradizionali.

“Come scienziato sociale quindi ho visto questa trasformazione e allo stesso tempo l'incapacità totale delle scienze sociali tradizionali di capire cosa stava succedendo e i nostri bisogni di ideologie, paure, fantasie”

Tutte le tecnologie che stiamo utilizzando al giorno d’oggi sono figlie dell’innovazione della seconda metà degli anni ‘70, ma negli ultimi mesi il mondo sembra definitivamente entrato nell'era dell'intelligenza artificiale. L'uso diffuso di questa tecnologia sta cambiando profondamente l'economia, la società, la cultura e la politica, il suo impatto è trasformativo su tutti gli aspetti della vita umana.

Castells ha definito questo periodo come “l'ascesa della Network Society”: siamo entrati a tutti gli effetti all’interno di una società digitale, in cui il 99% di tutte le informazioni nel pianeta risulta digitalizzato - nel 1986 lo era solo l’un percento. Significa che umani e macchine sono in grado di comunicare utilizzando lo stesso linguaggio.

Ciò non significa però che esista un’unica cultura globale, anzi, globalizzazione e digitalizzazione restituiscono l’effetto opposto, enfatizzano le specificità culturali, religiose, territoriali, regionali, innescando una sorta di meccanismo di difesa contro l’omologazione.

“La mia teoria si è basata sempre sull'opposizione tra ciò che chiamo la rete e il sé: da un lato tutto ciò che è strumentale e organizzato, le reti completamente digitalizzate; dall'altra parte, le persone, ma anche Paesi, culture, territori, religioni, che enfatizzano la loro cultura” e tendono a preservare se stessi dall'omogeneizzazione, dalla cancellazione delle differenze.

Dobbiamo essere in grado di rendere compatibili la globalizzazione delle nostre tecnologie, del lavoro e della vita con le nostre identità, per evitare una pericolosa disgiunzione tra identità individuale e dinamiche lavorative.

Gli sviluppi delle nuove tecnologie nell’ultimo decennio hanno raggiunto velocità incredibili, basti pensare che Chat GPT, due mesi dopo il suo lancio, ha raggiunto 100 milioni di utenti: nessuna tecnologia si è diffusa con tale rapidità.

Contemporaneamente si affaccia all'orizzonte la terza grande trasformazione della computazione quantistica, il che comporta un aumento esponenziale della capacità di calcolo, della grandezza dei modelli di simulazione e previsione. Le macchine quantistiche dovrebbero raggiungere gli usi commerciali entro il 2030.

Riguardo l’impatto che l’AI avrà sul mondo dell’istruzione e del lavoro, Castells sottolinea l’importanza della regolamentazione: ormai il genio è uscito dalla lampada, quindi abbiamo bisogno di regolamentare il suo utilizzo, abbiamo bisogno di porre l’accento sui valori ed enfatizzare il senso civico. Il problema principale, ricorda il sociologo, “siamo noi umani, non non l'intelligenza artificiale; il problema è la nostra mancanza di intelligenza naturale”.

La privacy in Internet? Dimenticatela!

Un momento cruciale dell’intervista ha toccato il tema privacy. Castells ha riconosciuto che la privacy su Internet è limitata, citando le parole di Scott McNealy, il fondatore di Sun microsystems che già nel 1999 diceva: "La privacy in Internet? Dimenticatela!”.

Si torna al discorso della regolamentazione per stabilire cosa le aziende possono fare con i dati degli utenti. Gli utenti infatti forniscono i propri dati alle aziende come moneta di scambio: noi paghiamo i servizi delle aziende, dei social e delle big tech con i nostri dati personali. Facebook o Google, ad esempio, basano quasi interamente il proprio modello di business sulla pubblicità, le cui dinamiche e il cui successo dipende fortemente dalla quantità e qualità di dati che vengono utilizzati. La garanzia di un uso responsabile delle informazioni personali dovrebbe ricadere sulle aziende stesse, ma nessuno è obbligato a fornire i propri dati sensibili per l’utilizzo di questi servizi.

A questo punto il focus dell’intervista si sposta sul ruolo dei social media in ambito educativo, politico e sulla loro capacità di influenzare i movimenti sociali come in passato. Internet e i social media possono aiutare le persone a organizzarsi, a condividere informazioni e a promuovere cambiamenti positivi nella società, tuttavia, non sono solo utilizzati da attivisti progressisti, ma anche da forze conservatrici o reazionarie che cercano di bloccare il cambiamento sociale e di preservare gli interessi esistenti.

Come già accaduto, questi attori possono anche diffondere notizie false e informazioni distorte per manipolare l'opinione pubblica e preservare lo status quo, fake news che ottengono una rapidissima e capillare diffusione grazie agli stessi strumenti utilizzati per creare comunità e informare.

L’evidente polarizzazione mediatica a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ha le sue radici nella struttura stessa della società. Le nostre società sono infatti polarizzate: razzismo, sessismo, omofobia sono radicati nei nostri modelli culturali e hanno visto una drammatica diffusione negli ultimi 20 anni. La cosiddetta società della “post-verità” non dipende dall’avvento dei social media, questi ne hanno soltanto amplificato la portata.

Resta valida l’importanza dei social nel favorire l'accesso all'informazione, promuovere la partecipazione civica e favorire un dialogo aperto e inclusivo volto alla riduzione delle stesse disuguaglianze che spesso vengono esacerbate all’interno delle stesse piattaforme.

Criminalità globale e governance frammentata: il paradosso della Società dell'Informazione

Uno dei capitoli chiave della trilogia sulla Società dell'Informazione del professor Castells riguarda la criminalità e l’utilizzo che questa fa delle nuove tecnologie: “La criminalità oggi non è più quello che succede nel quartiere o nella periferia, non è rubare una macchina, o distribuire droga: il crimine ha raggiunto una organizzazione globale, ma ciò non significa che le organizzazioni mafiose siano presenti ovunque, significa che hanno imparato ad utilizzare la rete per collaborare e stringere partnership. Parliamo ormai di una rete criminale transnazionale”.

Ciò che è davanti agli occhi dei più è il problema che sta a valle di questo sistema, ovvero le ramificazioni presenti in tutte le principali città del mondo, che si manifestano in termini di microcriminalità, furti, spaccio e violenza. Ma spesso ci si dimentica che oggi, la parte più importante dell'attività criminale è il riciclaggio di denaro, un'attività capitalista. “Non che il capitalista sia criminale, ma i criminali sono essenzialmente capitalisti”.

La costruzione di una rete globale per la gestione del riciclaggio di denaro è fondamentale per la sopravvivenza delle singole attività criminali, ciò che pecca di organizzazione è la cooperazione internazionale tra autorità, polizia e agenzie specializzate per combattere in questo particolare ambiente.

Spesso la cooperazione manca per questioni di politica interna e controllo del proprio territorio, il che viene meno ad esempio nella lotta al terrorismo. Se si guarda alla storia della lotta al terrorismo c'è una forte cooperazione internazionale.

Gli stati e le nazioni sono ancora le macchine politiche centrali e il nucleo della politica delle agenzie di sicurezza e non è sempre chiara la loro cooperazione, spesso perché ogni istituzione protegge le proprie competenze. Questo somiglia a quello che accade nei mercati finanziari, che sono globali, ma non sono regolamentati da normative globali.

Ecco la grande contraddizione del nostro tempo: “noi viviamo nella globalizzazione, ma non nella governance globale. Non abbiamo una governance uniforme, tantomeno un governo globale. Il motivo principale per cui non abbiamo un governo globale è perché le persone non vogliono un governo globale, per quanto, ad esempio, potremmo creare un governo globale radicato nella democrazia”.

Non potremo mai avere persone - non governi - che in ogni paese accettino di annullare la sovranità nazionale per poi unirsi ed eleggere un governo globale. Questo, dice il sociologo, non accadrà. A questo punto la cosa più importante è costruire strumenti di cooperazione, così da ottenere una governance globale. Il lavoro fatto fino ad oggi risulta insufficiente ed è uno dei principali ostacoli nella lotta alla criminalità.

Reinventare il mondo

La regolamentazione dei mercati globali, la regolamentazione delle politiche contro il cambiamento climatico globale sono solo alcuni dei grandi problemi del nostro tempo: tutti i problemi del contemporaneo sono globali e noi non abbiamo ancora gli strumenti per affrontare davvero questa globalizzazione.

Castells a questo punto si rivolge ai giovani, ricordando loro che le istituzioni del passato stanno cadendo e le nuove trasformandosi, ma è importante parlare e confrontarsi con le vecchie generazioni che restano la base da cui reinventare l'intera società e il nostro mondo.

Questo potrebbe essere un momento molto deprimente o un momento meraviglioso a seconda della volontà e delle intenzioni dei giovani. Potrebbe essere un momento deprimente se restiamo nella situazione attuale senza attivare una reazione seria, ma potrebbe essere un momento di accelerazione se si prende in considerazione la reale possibilità di reinventare il mondo.

Ci vuole molto lavoro, molto sacrificio, ma anche molti sogni e per questo, i giovani sono il motore principale di questo cambiamento, proprio perché vivono la fase della vita più ricca di sogni e ambizioni.


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