Contrastare l’epidemia, il ruolo delle biotecnologie

Implementazione di tecnologie per migliorare e velocizzare i test sui tamponi, analisi di sequenziamento del virus e ponte tra Italia, USA e Cina per importare dispositivi di protezione individuale e strumenti per gli ospedali. L’intervista a Marco Dotto.

Martedì 28 Aprile 2020
Simone Di Sabatino

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Digital Health

Imprenditore, esperto di biotecnologie e genomica, attivo negli ospedali di riferimento regionali per l’apertura di canali di approvvigionamento di device medici, sistemi di automazione per le analisi diagnostiche sui tamponi e di dispositivi di protezione individuali (DPI), Marco Dotto si è subito adoperato per dare il suo contributo e contrastare la pandemia.

Grazie al suo impegno e alle sue attività si stanno anche facendo interessanti passi avanti dal punto di vista scientifico tramite il sequenziare di centinaia di campioni di virus. Inoltre Dotto sta promuovendo un innovativo sistema per l’analisi dei tamponi che permette di analizzarne molti di più rispetto alle soluzioni oggi disponibili nella maggior parte dei laboratori delle strutture ospedaliere. Infine un network di professionisti si è attivato per garantire l’import di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale fondamentali negli ospedali.

Salve Marco, di cosa si sta occupando durante questa emergenza?

Da circa 2 mesi mi sto occupando di attività legate al contenimento dell’epidemia. Da una parte sono attivo per il reperimento di dispositivi di protezione individuale (DPI, mascherine e tute protettive, etc.) agli ospedali. In sintesi cerco di mettere in contatto fornitori cinesi, visto che il paese orientale è il più grosso produttore di questi prodotti, con realtà sanitarie italiane che ne hanno bisogno. Con un team di professionisti fidati che sono in Cina abbiamo iniziato dai primi di marzo un vaglio dei fornitori più affidabili e certificati che possano garantire la produzione degli strumenti di protezione e che limitino il contagio soprattutto negli ospedali.

Parallelamente, con la mia società, Biodiversa, che si occupa da anni di servizi di sequenziamento per centri di ricerca, università e ospedali, ci stiamo occupando del sequenziamento del virus in collaborazione con alcuni dei massimi esperti di ricerca clinica su SARS-CoV-2. Inoltre sto proponendo a regioni e i rispettivi laboratori ospedalieri, nuove soluzioni di automazione dei processi di analisi molecolare che permettano di fare i test sui tamponi più velocemente. In sostanza metto in contatto chi ha tecnologie innovative per poter svolgere questi test con i laboratori che potrebbero implementare la tecnologia per fare lo scale up e gestire migliaia di tamponi al giorno anziché poche centinaia.

Che tipo di risultati si sono raggiunti finora?

Il problema principale per le mascherine e i DPI è che le regioni e altri interlocutori istituzionali come ospedali e Protezione Civile hanno proceduto lentamente agli ordini perché le aziende cinesi pretendono quasi sempre il pagamento anticipato in un momento in cui la richiesta supera enormemente l’offerta. Questo mette in difficoltà le istituzioni in quanto c’è paura di frodi e di acquistare merce che poi si dimostri non idonea. Ovviamente non assumendosi questo rischio ci si è preclusa la possibilità di approvvigionamento nei momenti di massima necessità, nonostante la scarsità di materiali fosse drammatica soprattutto per i medici che erano e sono in prima linea.

Per quanto riguarda l’automazione dell’analisi sui tamponi abbiamo individuato una tecnologia - della ditta americana OpenTrons - che permette di fare un altissimo numero di test (2400 tamponi analizzati al giorno per ogni piattaforma). Il primo laboratorio che ha adottato la tecnologia per le analisi del virus è quello dell’ospedale di Pescara che ha già installato la strumentazione mentre molti altri stanno seguendo in Lombardia, Piemonte, Veneto e altre regioni. A differenza di altre soluzioni tecnologiche simili di altri produttori, questa tecnologia è molto meno costosa, è “open” quindi compatibile con reagenti di molti produttori, e soprattutto è disponibile in pochi giorni.

Un problema importante che i laboratori di analisi stanno affrontando infatti è legato al fatto che oggi molti reagenti per i test sui tamponi non sono disponibili in grandi quantità con consegna rapida, e lo stesso problema si ha con le tecnologie di automazione più conosciute e diffuse che spesso però sono soluzioni “chiuse” che quindi non lasciano libertà nell’adozione di kit migliori o semplicemente, disponibili da usare. Sono servite settimane di scouting tecnologico per identificare la giusta tecnologia che permettesse un’installazione immediata.

Vi state adoperando solo per l’emergenza o c’è un iter potenziale anche da sviluppare in medio termine?

L’emergenza sarà una problematica di medio termine, non cesserà tutto nell’arco dei prossimi mesi. Ci sarà comunque necessità di fare test molecolari sui tamponi e garantire l’approvvigionamento di mascherine a tutta la popolazione per molto tempo. In realtà in futuro (nella fase 2 e 3) avremo maggiore necessità di questi dispositivi rispetto a oggi, per questo è importante avere dei canali solidi e certificati per la prosecuzione delle attività.

Per ritornare alla “normalità” in sicurezza non possiamo prescindere dal fare il test del tampone “a tappeto” su quante più persone possibili come ha ribadito anche il Prof. Crisanti dell’ Università di Padova, pioniere nell’automazione su larga scala dei test sui tamponi in Veneto. Gli operatori sanitari, le persone più a rischio (per esempio gli anziani ospiti delle RSA) e i lavoratori che sono a contatto con il pubblico (nei supermercati, uffici pubblici, etc.) oltre che tutti i lavoratori che non potranno lavorare isolati in “smart working” dovranno essere testati quanto più spesso possibile fino ad epidemia completamente risolta. Ricordiamoci che la stragrande maggioranza degli infetti è asintomatica.

Questa potrebbe essere l’occasione per mettere a punto un metodo cooperativo per il futuro, per lavorare in maniera diversa tra vari attori innovativi che rispondano a determinati bisogni ed emergenze?

Assolutamente sì. Quasi tutti i paesi si sono fatti trovare completamente impreparati. Mi chiedo perchè non fosse stato previsto da nessuno, un piano nazionale con laboratori pronti a partire in caso di epidemia per fare test molecolari a tappeto così da bloccare sul nascere ogni focolaio. Una strategia del genere ci avrebbe salvati.

Come avverrà il ritorno al normalità?

La gestione della fase 2 e 3 è una scelta politica e deve bilanciare necessità sociali, economiche, psicologiche. Tecnicamente, per quanto ho potuto appurare dalle ricerche e dai dati epidemiologici che stanno iniziando a venire pubblicati in questo periodo, la diffusione nel nostro territorio è ancora molto alta soprattutto in certe regioni.

Per evitare che la fase 2 ci faccia ricadere nuovamente nella necessità di un lock-down, servirà una diffusione massiccia dei test molecolari sui tamponi (anche tra chi è asintomatico) con conseguente quarantena dei positivi e delle persone con cui sono venute in contatto nelle settimane precedenti (individuate anche tramite App di tracciamento ma non solo). Ci sarà però bisogno anche e soprattutto di un grande senso di responsabilità e diligenza nell’uso delle mascherine da parte della popolazione.


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