Microsoft e Google portano l'AI nel nostro lavoro

A distanza di poche ore Google e Microsoft ci hanno lanciato la loro idea di quello che sarà il primo passo di diffusione dell'Intelligenza Artificiale: ed è quello della integrazione totale nei loro ecosistemi.

Venerdì 17 Marzo 2023
Giorgio Taverniti

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intelligenza artificiale

Integrazione dell'AI? Con integrazione qui si intende un uso diffuso di metodi di intelligenza artificiale, perché è chiaro che se prendiamo Google ad esempio, diversi metodi di AI vengono usati in diversi prodotti. Qui stiamo parlando di altro.

Google la integra in Gmail per prepararci riassunti e risposte, in Meet per i riassunti, in Presentation per farci creare le slide, in Spreadsheet per far creare formule, spiegazioni, automatismi. Con Bard alle porte nel suo motore di ricerca.

Microsoft fa la stessa cosa nei suoi prodotti: da Teams ad Outlook per passare a tutta la suite Office con Word, Excel, PowerPoint. Con Bing che ha già integrato il modello più recente di GPT-4 e Windows che spinge molto per farci usare Bing. Da attenzionare la mossa di Microsoft che ha creato un sistema più sofisticato: non da in pasto a "ChatGPT" il nostro prompt, ma ha creato un sistema suo interno, del tutto personalizzato, che migliora, raffina, personalizza e rende sicuro quello che stiamo chiedendo fornendo delle risposte interessanti.

Se fino a questo momento siamo stati abbagliati da ChatGPT che con il lancio di GPT-4 ha stupito veramente tutti, qui stiamo vedendo una integrazione non solo in strumenti che già usiamo, ma anche basati su dati personalizzati. Questo movimento molto interessante di Microsoft e Google sta oscurando un po' le altre BigTech, ma possiamo stare tranquilli: arriveranno a breve altri annunci.

Per il momento quindi, l'hype del nostro settore sull'AI, si sta concentrando in primis su OpenAI e suoi modelli, poi su Microsoft e Google. Ma ci sono tante altre realtà che stanno facendo passi da gigante: l'ultima versione di Midjourney ha dei dettagli pazzeschi, Shutterstock.com lancia il suo modello di generazione di immagini. C'è infatti ancora un piccolo tassello che manca. E sono le API, ovvero i sistemi che consentono di usare per esempio GPT-4 nei propri software.

Immagina di avere creato un software. Come fai a usare l'AI per migliorarlo o dare nuove features ai tuoi utenti? È inutile che crei qualcosa da zero, puoi decidere di collegarti alle API di qualche servizio e integrarlo. Ovviamente tu alzi la qualità del tuo servizio, che può costare di più e dovrai pagare le API. Oppure decidi che i tuoi utenti possono solo collegare le loro API e pagarle loro. O ancora, puoi usare i modelli che sono Open Source.

Ecco, il tassello che manca è che nel giro di un anno saremo così tanto abituati a usare l'AI nei software che usiamo che non ce ne renderemo conto. Sarà come essere passati dal vecchio Nokia 3310 ad uno smartphone touch. Non saremo capaci di tornare indietro, anche se il nostro Smartphone si rompe alla prima caduta mentre il Nokia rompeva la mattonella se cadeva.

Questo passaggio sta avvenendo e i software o integrano dei modelli open source (Google ne ha rilasciati alcuni) oppure pagano l'accesso alle API (sia Google che Open AI le hanno). Lo stupore iniziale si trasformerà in una routine. Infatti la grande sfida è capire come integrare l'uso dell'AI nei processi creativi e lavorativi dove questa è al di fuori del software che già usiamo. In questi sarà più facile.

La direzione di Google e Microsoft di integrazione nei loro ecosistemi ci fa un po' meno paura perché è ancora dentro la nostra comfort zone, ma usare un modello di linguaggio in tutto il processo lavorativo invece è più complesso. Servono figure che possano traghettare le aziende verso questa direzione.

Intanto emerge una cosa molto chiara: se alla base possiedi il software e l'hardware hai la capacità di diffondere e imporre i tuoi servizi molto velocemente. E c'è un piccolo dettaglio: stiamo vedendo l'uso dell'AI sempre in software che mostrano le loro versioni sul Desktop. Ci avete fatto caso? La maggior parte delle presentazioni ha esempi da Desktop, come se fosse un passo indietro. Eh sì, tutto questo lo usiamo prettamente da Desktop.

È solo un passaggio. Anzi, lo smartphone potrebbe addirittura diventare uno strumento per determinati input all'AI. E c'è una suggestione abbastanza interessante: pare che nell'ultimo periodo in Europa, anche a causa dei casini di Huawei, lo smartphone di Google, il Pixel, stia crescendo molto come mercato, forse sono riusciti a posizionarlo come il telefono ufficiale di Android.

Una carta in più per Google. Ma non conta poi molto. Microsoft è molto viva, sta facendo cose interessanti su più livelli, i suoi numeri stanno crescendo.

La sensazione è che siamo solo all'inizio.


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