Twitter contro il razzismo: no alle parole “blacklist” e “master”

Il celebre social network si sta adoperando per sostituire termini offensivi che possano offendere le diverse etnie.

Mercoledì 8 Luglio 2020
Simone Di Sabatino

linkedin
Innovazione Sociale

Twitter è con ogni probabilità il social network che si sta dando più da fare per combattere hate speech e razzismo. Da tempo infatti ha adottato azioni atte a promuovere il fact checking, segnalando contenuti manipolati (ha fatto scalpore la censura ai tweet del presidente statunitense Donald Trump), ora invece Twitter scende in campo contro il razzismo, o meglio, il linguaggio razzista.
In un tweet di Twitter Engineering di qualche giorno fa infatti, che rilancia quello di Regynald Augustin, programmatore del social, si legge l’hashtag #WordsMatter con riferimento al linguaggio inclusivo, che ha “un ruolo fondamentale nella promozione di un ambiente a cui appartengono tutti. Su Twitter, la lingua che abbiamo usato nel nostro codice non riflette i nostri valori come azienda o rappreesnta le persone che serviamo. Vogliamo cambiarlo”.


Il team di ingegneri di Twitter sarebbe dunque a lavoro per sostituire alcuni termini reputati offensivi come “master”, “slave”, “blacklist”. Lo stesso Augustin, da inizio anno, ha coinvolto alcuni suoi colleghi nel cambiamento di alcuni termini tecnici che potessero assumere significati ambigui, ad oggi il loro lavoro è stato ampliato anche su termini discriminatori in termini di razza, sesso e disabilità. In fase di programmazione termini come “blacklist” potrebbero divenire “denylist”, “whitelist” diventa “authorizedlist”, etc.


Un cambiamento che prima di tutto è concettuale e soprattutto parte dal codice di Twitter, esattamente dalla base. Con l’omicidio di George Floyd e il movimento Black Lives Matter, le proteste partite negli Stati Uniti hanno assunto carattere globale e le battaglie contro la disuguaglianza razziale hanno riguadagnato, ancora una volta, le prime pagine dei giornali e l’attenzione di tutti i media. E in questo senso i social network, i media del presente e del futuro, hanno un ruolo fondamentale per dettare le linee da seguire sul web, divenuto sempre di più negli ultimi anni il terreno principale dove hate speech e post offensivi dilagano.


In questo senso l’impegno di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, è noto: già negli scorsi anni aveva donato 3 milioni di dollari a Colin Kaepernick, ex giocatore della NFL fondatore di Know Your Rights, movimento per l’uguaglianza, per “far migliorare la liberazione e il benessere delle comunità minoritarie”. Ma Twitter non è sola: GitHub, il più grande portale per sviluppatori, ha affermato l’intenzione di togliere il termine “master” dal suo linguaggio mentre il progetto web Chromium di Google e Android stanno lavorando per eliminare l’utilizzo di termini come “whitelist” e “blacklist”.

 

Fonti

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/06/19/twitter-censura-nuovo-trump_s1alztmhxYaQM7axJ5pmnL.html?refresh_ce

https://www.cnbc.com/2020/06/03/twitter-ceo-jack-dorsey-gives-3-million-to-colin-kaepernick-charity.html

https://www.bbc.com/news/technology-53050955

https://www.androidheadlines.com/2020/06/google-reworking-android-chrome-language-blacklist-blocklist-whitelist-allowlist.html

https://www.wired.it/internet/social-network/2020/07/06/twitter-razzismo-programmazione/

 


linkedin