Le nostre aziende operano in un contesto caratterizzato da cambiamenti repentini, spesso ambigui e complessi da analizzare. Lo abbiamo, purtroppo, sperimentato recentemente e lo “smart” working è stata la risposta più ovvia, immediatamente disponibile e rapidamente attivabile.
Il lavoro remoto comporta in modo intrinseco e strutturale un livello di isolamento tra le persone molto maggiore di quello cui sono abituate, con interazioni spesso asincrone. Siamo in una momento di trasformazione a tratti radicale che non può essere controllato solo con un l’introduzione di qualche tool e linee guida.
Si è innescato un processo di cambiamento che va governato e abilitato attraverso una fase di discovery delle dinamiche aziendali, di consapevolezza dei propri punti di forza, di mappatura delle criticità da affrontare e di rafforzamento della mission. A questa segue un attento redesign basato su concetti di organizzazione circolare, di servant leadership, di innovazione dall’interno.
Vedremo come, in situazioni reali, il Design Thinking e la Metodologia Agile sono stati il perno su cui innestare questo percorso di continuous improvement. È stato un cambio di paradigma che ha avuto impatti sull’intero impianto organizzativo a partire dal management, ma che ha coinvolto in primis tutti i collaboratori. Si lavora sempre più per outcome, per esiti, e non più per ore consumate e compiti eseguiti.